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Mezzenile

Escursionistico

Passeggiando tra nomi e luoghi di Mezzenile sulle tracce dei chiodaioli


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Istruzioni percorso
  • Scala difficoltà: T [Turisti]
  • Quota di partenza: 650 m
  • Quota massima: 750 m
  • Dislivello salita totale: + 100 m
  • Lunghezza percorso: 2 km
  • Tempi percorrenza: 30 min
  • Periodo consigliato: tutto l’anno
  • Strutture di ristorazione: Ristorante La Volta Antica, Via Murasse 19

 

Allegati

Descrizione percorso

Dalla piazza Don Melloni (654 m) si ritorna verso il centro del paese lungo la strada principale per poche decine di metri, trovando sulla sinistra il primo cartello che indica il percorso, costellato da tabelloni esplicativi che illustrano sia l’attività artigianale dei chiodaioli sia i diversi aspetti della vita della comunità locale; il primo, dedicato proprio a Mizinì e alle sue fucine, si trova accanto a lou Piloun di Ë'ngël, presso il quale venivano deposte le piccole bare dei neonati morti, prima di essere portate in chiesa e tumulate nel soprastante cimitero.

Dopo un breve tratto in salita su una strada secondaria, si prende la diramazione di destra che porta ad inoltrarsi nel centro storico della frazione Forneri – li Fourné, che ricorda probabilmente la presenza degli addetti ai forni fusori ed è ricca di interessanti esempi di architettura tradizionale. Piegando a sinistra accanto ad un pilone votivo datato 1788 (il vicino tabellone descrive gli antichi modi di vestire dei bambini), si sale tra le antiche abitazioni: al numero civico 38 caratteristica la ringhiera del balcone a listelli incrociati, tipica della vicina Val Grande; quindi, dopo aver sottopassato una grande casa di tipo alpino, al 54 si possono osservare le travi che reggono il balcone scolpite in legno con data 1838, sigle, decorazioni, visi umani.

Si esce dalla borgata salendo a la Fuzina Neuva, risalente al 1850, la sola oggi ancora funzionante delle circa 100 attive in passato nel territorio di Mezzenile, dove quasi ogni villaggio ne ospitava qualcuna: qui, dove un tabellone informa sull’operatività della fucina e sulla lavorazione dei chiodi, si ritrova tutti i venerdì pomeriggio (sono ammessi e graditi i visitatori) il gruppo di chiodaioli locali, che ha recuperato a scopo didattico l’antico mestiere; accanto alla fucina, con la tipica tromba idroeolica in legno, è stata ricostruita anche una carbonaia, con l’immancabile tabellone che ne illustra il funzionamento. Accanto al rio che scorre a fianco, l'(ë-)Riën 'd lë Gorgë, sorgevano diverse altre fucine, che ne sfruttavano l’energia idraulica; vicino alla derivazione che porta l’acqua alla tromba idroeolica, il resto di un muro è ciò che rimane de lou Fouguët Piséti e, poco a monte, una piccola costruzione quadrata era lou Massatoio ëd Drëprët, utilizzato come mattatoio fino alla seconda guerra mondiale.

Lungo la strada asfaltata si sale in breve ad un secondo gruppo di fucine: dapprima la Fuzina Coussatina, accanto alla quale sorgeva l'(ë-)Riounda, oggi non più esistente, e subito a monte, vicino ad un lavatoio la Fuzina Toinha. Tutte queste fucine facevano capo alla vicina frazione Villa Superiore, la Vila d'Amount (720 m), di cui costituivano una sorta di distretto artigianale e verso la quale ci si dirige andando a destra per una mulattiera che lascia a sinistra la strada carrozzabile. Il prato a monte delle fucine è denominato ël Vinhë, forse in ricordo di una passata destinazione agricola. Sulle case sono dipinte alcune meridiane, come al numero civico 33, e, in alto, su una casa vicina, con data 1929. Superata in discesa una piazzetta, sulla quale prospetta lou Piloun 'd Crinchou, si segue un cartello più in basso che manda a sinistra verso una fontana, dove un tabellone illustra la buona acqua di montagna. Voltando a sinistra in lieve salita si osserva a monte una casa dall’architettura singolare, con comignolo datato 1881 e, sul lato nord, una striscia di muratura a spina di pesce, che attesta l’antichità dell’edificio. La parte a monte della frazione è denominata ël Tëppë; al vicino pilone votivo si scende a destra alla cappella della Madonna della Neve, alla festa della quale, il 5 agosto, segue il tradizionale incant, vendita all’asta di prodotti tipici il cui incasso serve per la manutenzione della cappella, come è ricordato sul vicino tabellone. L’edificio religioso è posto al confine con la frazione Catelli – li Catèl (710 m), che tosto si raggiunge. Lasciando a sinistra la fucina detta doou Gabioun, una delle 8/9 attive un tempo in questa popolosa borgata, si arriva in lieve salita alla fucina de Dzeuri (di sopra), ora trasformata in garage; voltando a destra due volte si aggira la fucina “dl’Ort”, toccando la prima delle due fontane Nazetti (d’li Nazeut”), del 1925. Sulla sinistra si osserva un edificio con archi conosciuto come il Palaseut (il palazzetto), secondo una confusa tradizione antica piccola residenza signorile, sede persino di una prigione.

Superato in discesa uno stretto passaggio coperto ad angolo (controllabile accesso al soprastante edificio?), si osserva in alto a destra un bell’affresco con la Madonna e santi a protezione di un paese, probabilmente Mezzenile. Si scende a sinistra per la mulattiera fino alla carrozzabile, osservando sulla sinistra ancora una fucina, ora destinata ad altri usi. Seguita la carrozzabile verso destra, all’incrocio sottostante si attraversa la strada imboccando in discesa la vecchia mulattiera, che in questo tratto ha il suggestivo nome di la Vi 'd li Guiouvët (la via dei biancospini, per le piante che la fiancheggiavano). Ritrovata la strada ecco a sinistra lou Piloun doou Truc, che prende il nome dalla località in alto sulla sinistra, dove sorge una grande casa. Per la stessa strada si scende a destra fino all’edificio del settecentesco castello Francesetti (punto di ristoro “Il Vecchio Borgo”, chiuso il lunedì, tel. 0123 581809), in parte oggetto di un recente intervento di recupero; lo si aggira sulla sinistra (a breve distanza sorge il monumento al chiodaiolo), arrivando alla tranquilla piazza dedicata al comandante partigiano locale Vincenzo Geninatti Neni “Cent”, sui cui si affaccia la cappella di San Bartolomeo e nella quale si svolge ogni anno il tradizionale Breunlou, il Carnevale di Mezzenile, fedele al suo canovaccio immutato da secoli; qui tre diversi tabelloni trattano del castello Francesetti, della Resistenza nelle Valli di Lanzo e della festa patronale di San Bartolomeo. Proseguendo lungo la stretta stradetta si arriva in pochi minuti alla piazza Don Melloni, chiudendo così l’anello.

 

testo di Ezio Sesia


Bibliografia
  • AA.VV., Li Pilon. I piloni votivi di Mezzenile tra Religiosità, Storia e Leggenda, Proloco e Comune di Mezzenile, Grugliasco 1998.
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  • M. Caiolo, Gli artigiani chiodaioli di Mezzenile, Kreo Grafica, Lanzo T.se, 2010. 
  • P. Gribaudi (a cura di), Lettres sur les vallées de Lanzo (L. Francesetti di Mezzenile, Lettere sulle Valli di Lanzo (Mezzenile, 1820-1822), CXXXIV, Lanzo T.se 2017.
  • B. Guglielmotto-Ravet e E. Sesia (a cura di), Atti dell’incontro “Luigi Francesetti di Mezzenile e la letteratura del prealpinismo”, tenutosi a Mezzenile il 2 settembre 2017 (CXXXVIII, Lanzo T.se 2018). 
  • G. B. Marocco, Mezzenile. Appunti di storia civile e religiosa, SGS, Torino 1980.
  • E. Sesia, Pietro Bruneri e Giovanni Casassa fotografi a Mezzenile (1870-1945), Società Storica delle Valli di Lanzo, CXXI, Lanzo T.se 2013.