Percorsi


Argentera

Escursionistico

Da Pietraporzio a Ferrere di Argentera

Un itinerario toponomastico sulle tracce degli antichi mestieri


Mappa interattiva
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Istruzioni percorso
  • Difficoltà: EE [Escursionisti Esperti]
  • Località di partenza: confine tra Pietraporzio e Argentera
  • Quota di partenza: 1827 m
  • Quota massima: 2226 m
  • Dislivello salita totale: + 676 m
  • Lunghezza percorso: 7,06 km
  • Tempi percorrenza: 3 h
  • Periodo consigliato: aprile-ottobre (salvo innevamento)
  • Strutture di ristorazione: Bar ristorante Argentera ski - Piazzale degli Impianti, fraz. Bersezio (Argentera); Trattoria da Mo - Via Maestra 36, fraz. Bersezio (Argentera).
  • Strutture di pernottamento: Hotel Ristorante Roburent (**) - Via Nazionale 15, fraz. Villaggio Primavera (Argentera); Rifugio i Becchi Rossi, fraz. Ferrere (Argentera). 
  • Cartografia supplementare: Fraternali 1:25.000, n. 13 Alta Valle Stura di Demonte; Fraternali 1:50.000, n. 50-3 Val Maira – Val Grana – Valle Stura – Valle Gesso; IGC 1:25.000, n. 112 Valle Stura, Vinadio, Argentera: Bersezio - S. Anna di Vinadio - Bagni di Vinadio - St. Etienne de Tinée; IGC 1:50.000, n. 7 Valli Maira, Grana e Stura: Acceglio - Castelmagno - Colle della Maddalena - Demonte - Dronero - Pradleves - Prazzo - St.Etienne de Tinée – Vinadio
Allegati

Descrizione percorso

La prima parte dell'itinerario ci ha portati dal centro di Pietraporzio fino al confine tra tale comune e Argentera, ai piedi de l'Aouto de Bàrel (a Pietraporzio chiamato lou Quioutas), che svetta sulla sinistra e a monte del vallone chiamato les Partàias (a Pietraporzio il vallone è invece chiamato la Partio). 

Dopo aver passato il confine il sentiero continua a salire regolare, fra boschi di larici e zone aperte ricoperte di piccoli arbusti. È da questi boschi che gli abitanti di Ferìeros, Berzés, lou PrinartPoumbarnard (nel Comune di Pietraporzio) si rifornivano di legna per lavori artigianali o per scaldarsi. Nei canaloni che dal sentiero scendono verso valle, sulla destra, gli abitanti del Prinart e del Sère facevano scivolare i tronchi per rendere più agevole il trasporto.

Finite le ultime e più ripide rampe del sentiero, si scollina ad una colletta senza un nome specifico, ma che fa già parte dell’area che prende il nome di li Béc Rous. I Bèc Rous (talvolta anche li Bècs Rous, erroneamente italianizzati in Becco Rosso, al singolare) sono una serie di conformazioni rocciose dal caratteristico colore rosso e legano il loro nome alla storia militare dell'inizio del Novecento: sorgono infatti qui e nelle zone immediatamente circostanti (come ad esempio sull’Aouto de Bàrel o più a valle sulla strada per i Mouréns, nel territorio di Pietraporzio) una serie di edifici militari scavati all’interno delle rocce dei Bèc Rous e nei dintorni, facenti parte della prima linea difensiva del Vallo Alpino Occidentale ovvero una lunga linea di fortificazioni create per rafforzare la zona di confine con la Francia.

Il percorso ha raggiunto la sua quota massima a 2235 m. Il sentiero si appresta a scendere fino ai 1888 m di altitudine di Feriéros, tutto all’interno del Comune di Argentera. Dai Bèc Rous la visuale è molto suggestiva: sulla destra si vedono le cime dell’Aouto de Bàrel e di Basuro che scendono fino a lou Valoun de Fournéous e risalgono a lou Bal. Verso ovest è ben visibile il paesino di Feriéros, alle sue spalle lou Couloumbart e alla sua destra les Làouzas (in italiano, Cima delle Lose) e l'Enchanoou; verso nord/nord-ovest compare Bersés, sede del Comune di Argentera, sormontato dalla cima dell’Auseroùot. Sulla sinistra del paese la Valle Stura prosegue verso Argentera e lou Coùol de la Madaléna, sulla destra, ai piedi di lou Valoun de Servanh, troviamo il Sère e poco più in alto i resti di Servanh, disabitata dagli anni Quaranta del Novecento; il vallone risale fino a lou Coùol de Servanh che conduce al pianoro della Gardetta, quindi al Comune di Canosio.

La strada inizia a scendere attraversando una vasta area boschiva che corrisponde all’alpeggio di Brùis, attraversato da lou Riou de Brùis, il primo dei corsi d’acqua che tagliano il sentiero. Scendendo, il secondo è lou Riou dai Founzét che prende il nome da li Founzét, un altro alpeggio. Il sentiero, che fin qui era sceso in maniera regolare, prende una forte inclinazione e perde quota con una serie di ripidi tornanti molto ravvicinati: sono les Vìncos de Sapatèl, luogo in cui gli abitanti di Feriéros potevano arrivare dal paese con gli asini e caricare i tronchi tagliati nei boschi più in alto, su concessione delle autorità comunali. Senza quasi perdere quota si inizia a fiancheggiare lou Riou de Fournéous, il Rio del Vallone di Forneris, immissario de l'(e-)Stura  all’altezza del Prinart e che qui cade in una cascata non particolarmente ripida chiamata l' (es-)Pishai, costeggiata, sulla riva opposta, da una riva boschiva chiamata les Poùortos.

All’altezza della sommità della cascata il sentiero si biforca: P62 diventa P33 che va imboccato a destra in modo da poter attraversare il ponte e superare il Riou de Fournéous. Il sentiero inizia a risalire e sulla sinistra si può notare un piccolo pianoro acquitrinoso: è lou Parc de la Sanho, uno dei recinti per gli animali (ormai scomparsi) che caratterizzavano la parte bassa de lou Valoun de Fournéous. La salita attraversa les Càses,  ovvero una pietraia formata da massi di grossa dimensione; al nome cas (plurale càses, come nel caso di questo toponimo) è contrapposto il nome clapìer ovvero la pietraia formata da ciottoli più piccoli.

La breve salita si conclude ad un incrocio segnalato, come tanti altri incroci nella zona, da una croce di metallo: sulla sinistra il P45 risale il Valoun de Fournéous fino a lou Coùol dal Fére e alla Francia, sulla destra, direzione da prendere, il P33 conduce a Feriéros. Sulla destra del sentiero un avvallamento, chiamato lou Gouloun Gros, era anticamente percorso da una stradina ormai scomparsa detta la Draiéto de Gouloun Gros che portava a lou Parc de Gouloun Gros.

Il sentiero continua dritto, stretto fra lo strapiombo sulla destra e la riva boscosa sulla sinistra. Tutta l’area in salita è detta li Suquét e nel Medioevo qui sorgeva una piccola cappella/ricovero di epoca carolingia, gestita da monaci, per il soccorso dei pellegrini che per andare a Roma (da qui Cappella di San Pietro) attraversavano il Colle del Ferro. Le cappelle nel Comune di Argentera erano tre e di questa è ancora visibile il perimetro, anche se difficile da individuare. Alla sommità dei Suquét troviamo lou Bal che prende il nome da un’antica parola pre-latina indicante un pianoro posto in posizione sopraelevata, ma che la gente del posto ha reinterpretato come “la montagna dove ballano le Masche”, le streghe della tradizione locale. Finito il bosco detto l'Ubac ovvero “la zona all’ombra” data la sua esposizione a nord e quindi poco esposta ai raggi solari, si entra in una vasta riva chiamata lou Coumbalas dalla quale si ha una visuale “da cartolina” sull’abitato di Feriéros. Da questo punto si può notare molto bene la netta divisione del paese in due parti: una parte a monte chiamata la Pus Aouto Ruà e una a valle chiamata la Pus Baso Ruà. In alto, sulla sinistra del sentiero, è riconoscibile un albero in posizione un po’ isolata rispetto agli altri chiamato l'Arbou de Mijour, “l’albero di mezzogiorno”, che deve il suo nome dal fatto che fungeva da meridiana per i Ferirol, gli abitanti di Feriéros.

La strada scende fino a raggiungere un piccolo corso d’acqua, lou Riou de Feriéros. Nei pressi del ponte che lo attraversa sorgevano due mulini utilizzati dagli abitanti di Ferrere in epoche passate; dei due mulini non rimane altro che il nome del terreno: li Moulin. Dal Rio si risale verso il paese ormai poco distante, incontrando dapprima Pramalét e poi una serie di campi irrigati da un piccolo canale irriguo chiamati la Bialeréto. Tutti questi campi più vicini a Ferrere un tempo erano utilizzati come orti detti chaulièros (ovvero ‘terre dei cavoli’), mente i campi più distanti, chiamati teros, ‘terre’ erano coltivati a cereali; oggi tutti questi terreni sono stati convertiti a pascolo.

Prima di entrare a Feriéros, sulla destra, si può notare un’altra croce in metallo detta la Crous e poco distante uno spiazzo sterrato chiamato [il Gioco delle Bocce] (toponimo curiosamente in italiano), dove durante i giorni di festa i Ferirols giocavano a bocce. Appena giunti a Feriéros si può immediatamente notare il campanile della la Glèizo Vìeio, la chiesa vecchia, datato 1828: la vecchia chiesa fu utilizzata fino al 1905 quando con la creazione della Parrocchia di Ferrere venne eretta la Glèizo Novo, la chiesa nuova. La Glèizo Viéio rimase parzialmente in piedi fino alla guerra, quando divenne base militare durante il fascismo; gli occupanti tedeschi decisero infine di utilizzare le lamiere del tetto per la costruzione di un ricovero al Couol dal Pouriac, decretando la definitiva caduta del vecchio edificio. Di fronte alla Glèizo Viéio è stato collocato all’interno del fienile di una delle abitazioni, il Museo del Contrabbandiere, un museo che raccoglie centinaia di oggetti utilizzati in passato e forniti direttamente dagli abitanti di Feriéros; il museo, ad accesso libero, viene gestito per quello che riguarda apertura e chiusura dai gestori del Rifugio Becchi Rossi, posto a fianco alla chiesa parrocchiale, all’interno della vecchia canonica.

 

testo di Francesco Dematteis e Stefano Martini


Bibliografia
  • AA.VV., Tra Marittime e Cozie, Andra Parodi Editore, Cogoleto, 2014.
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  • C. A. Mattio, I più bei sentieri della Provincia di Cuneo: 68 escursioni in montagna, Blu Editore, Torino, 2009.
  • C. A. Mattio, Passeggiate nelle Valli Cuneesi: 54 itinerari per tutti, Blu Editore, Torino, 2012.
  • A. Parodi, Vette e vie normali, Andrea Parodi Editore, Cogoleto, 2018.
  • F. Rovere, Ferìiros, Primalpe, Cuneo, 1997.