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Castelmagno

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Gli idronimi di Chan' da Moulin

Toponomastica e percezione del territorio

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Descrizione percorso

Il territorio di Chan’ da Moulin, uno degli abitati di cui è composto il comune sparso di Castelmagno, è situato alla confluenza di due torrenti: il Grana che percorre l’intera valle omonima, e lou Bial ’d l'Arbouna che, nel suo tratto finale prima di immettersi nel Grana, costeggia la nostra borgata e la separa dal piccolo insediamento di Inàout. Questa sezione comune del corso d’acqua è chiamata semplicemente lou Bial dagli abitanti di Chan’ da Moulin e lou Riou da quelli che un tempo dimoravano a Inàout. Il collegamento tra i due abitati era comunque garantito da un ponte di pietra costruito sul corso del torrente e tuttora percorribile, denominato lou Pont d'Inàout. La varia morfologia di questo corso d’acqua è segnalata dalla toponimia locale, che indica i punti in cui l’acqua scorre con minore impetuosità come lou Toumpi ’d Fèrre  e lou lou Toumpi ’d l'Oula, cioè due luoghi in cui il torrente forma delle pozze naturali, o una zona, la Pisa, contraddistinta da una piccola cascata prodotta da un repentino dislivello dell’alveo.

La presenza dei torrenti, quando non esistevano ancora sistemi sotterranei di convogliamento delle acque fino alle abitazioni, permetteva non solo l’approvvigionamento d’acqua ma anche l’uso delle acque correnti per lavare i panni direttamente nell’alveo [ascolta il racconto su lou Bial, oppure in vasche appositamente costruite come quella ricordata dal toponimo lou Bachasét; quest’ultimo designa infatti un luogo situato fuori dal centro abitato, lungo la strada per andare a lou Coulét un’altra delle frazioni di Chan’ da Moulin ma particolarmente adatto per lavare i panni perché era posto in una posizione più soleggiata e l’acqua era meno fredda rispetto a quella del Grana [ascolta il racconto]. Invece per abbeverare il bestiame erano sufficienti anche delle pozze di acqua non potabile come quella della località la Fountéta situata nei pressi del Grana. Le modalità di rifornimento d’acqua all’interno del centro abitato sono segnalate da tre toponimi che rimandano alla presenza di fontane. Procedendo dalla zona più bassa dell’abitato si incontra lou Corn, che indica un’antica fontana oggi semi-distrutta, mentre la Font nan Liéro, un tempo assai più grande in quanto usata anche come lavatoio, è situata nella piazzetta la Liéro, di fronte all'ingresso di Caza ’d Serjou e Roza; la terza fontana, posta ai margini dell’abitato, è la Font ’d Chérou, attualmente situata dinanzi a Caza ’d Tounin, ma un tempo collocata un po’ più a valle, presso la stalla di Chérou, padre di Tounin [ascolta il racconto]. L’acqua di questa fontana proviene, tramite condotte sotterranee, dalla falda acquifera della [1493], una guglia rocciosa che sovrasta l’abitato, ben visibile dall’intera frazione e ricordata dagli abitanti perché, in caso di piogge assai prolungate, dalla roccia sgorga un getto d’acqua [ascolta il racconto]. Anche il toponimo Font Freida, che designa una parete rocciosa situata sul lato sinistro della strada che da Chan’ da Moulin conduce a San Manh, segnala un fenomeno analogo che si verifica in genere in primavera, nel periodo del disgelo, ossia lo sgorgare dalla roccia di una sorgente d'acqua [ascolta il racconto].

Il torrente Grana, raggiungibile da Chan’ da Moulin tramite un sentiero che scende qualche decina di metri verso valle, dà il nome, Grana, anche a una località un tempo prativa, situata sulla destra orografica del corso d’acqua. Come ricorda il toponimo la Chentralina, la corrente del Grana fu sfruttata anche per la produzione di energia elettrica, grazie alla costruzione di una piccola centrale rimasta in funzione dal 1977 al 1981. Il toponimo la Pianchéta rammenta invece l’esistenza di un ponte provvisorio di legno costruito per attraversare il torrente Grana e per raggiungere più velocemente le baite de i Fourèst, quando queste venivano ancora impiegate per la transumanza estiva.


Bibliografia

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