Percorsi
Valdieri
Lou viol di tait
Un percorso tra gli insediamenti a monte di Sant'Anna
Mappa interattiva
Inizio percorso
Fine percorso
Toponimi
Borgata
Percorsi
Istruzioni percorso
- Difficoltà: E [escursionistico]
- Località di partenza: Guiaiza di Sant’Anna di Valdieri. Per raggiungere la frazione, seguire la strada provinciale 239. Arrivati ai cartello che indica la frazione, prendere la strada a destra; poco prima della Guiaiza e dell’Ecomuseo della Segale ci sono degli stalli per il parcheggio.
- Quota di partenza: 969 m
- Quota massima: 1213 m
- Dislivello salita totale: + 244 m
- Lunghezza percorso: 4 km
- Tempi percorrenza: 1 h 30 min.
- Periodo consigliato: da metà aprile a metà ottobre, in funzione della copertura nevosa e della presenza di ghiaccio in corrispondenza degli attraversamenti dei valloni.
- Strutture di ristorazione e/o di pernottamento: La Casaalpina (fr. Sant'Anna n° 65, Valdieri), La Casaregina (Fr. Sant'Anna n° 21, Valdieri), Balma Meris (Fr. Sant'Anna n° 53, Valdieri), Bio Magia nelle Marittime (Loc. Tetti Gaina n° 6, Valdieri), Il Centro alpino (Fr. Sant'Anna n° 13/ter, Valdieri) I Bateur (solo ristorazione; Fr. Sant'Anna 77, Valdieri).
-
Cartografia supplementare: foglio 90 I-SO S. Anna Valdieri della Carta d'Italia dell'Istituto Geografico Militare (IGM) alla scala 1:25000 ; IGC Carta dei sentieri e dei rifugi delle Alpi Marittime e Liguri n. 8 alla scala 1:50.000; Carta Tecnica Regionale (n. 243010, 225120, 226090, 226130 scala 1:10000), Carta Fraternali n. 15 Valle Gesso Parco Naturale delle Alpi Marittime 1:25.000, Cartoguida 1 Blu Edizioni Parco Naturale delle Alpi Marittime 1:25.000). Il percorso è descritto sul portale http://trek.
marittimemercantour.eu/ itineraire/lo-viol-di-tait/
Descrizione percorso
Viol di tait significa, letteralmente, “Sentiero degli insediamenti”: tait è infatti il nome dialettale dei nuclei abitativi tradizionali, generalmente costituiti da alcuni edifici destinati all’uso civile, abitati perlopiù da membri della stessa famiglia, assieme ad altri destinati all’uso agricolo (fienili, stalle, ecc.). Ognuno di questi insediamenti era autosufficiente, dotato di prese d’acqua e di forni. Certi erano abitati tutto l’anno, altri solo d’estate, per portare il bestiame al pascolo in quota. Lou Viol di tait collega tra loro diversi insediamenti, oramai abbandonati, a monte di Sant'Ana, che oggi rappresenta l’unico centro permanentemente abitato del Parco naturale Alpi Marittime (vi risiedono una ventina di persone contro le 419 del 1901).
I pannelli stradali a valle del concentrico riportano in aggiunta il nome originario della borgata, Blanjer (da pronunciarsi: Blangìer), nato per indicare non solo l’abitato, ma anche il vallone a monte fino all’area delle Terme. Diffuso fino a metà Ottocento, questo toponimo, si narra, venne sostituito dall’attuale per volontà di un re. È noto infatti l’attaccamento di Casa Savoia a questa frazione: Vittorio Emanuele II vi permaneva per lunghi periodi e spesso la raggiungeva da Roma, arrivando con un treno speciale fino a Borgo San Dalmazzo, oppure da Racconigi in macchina per una battuta di caccia in giornata.
Il percorso inizia di fronte a la Guiaiza, dedicata a Sant’Anna. Questa chiesetta, a una sola navata e volta a botte, è stata costruita nel 1819 e sorge sui resti di una cappella distrutta dall’alluvione del 15 settembre 1810. Nel 1866 è stata affrescata da Francesco Gauthier di Savigliano; al pittore appartengono le raffigurazioni della Natività di Maria, della Presentazione al tempio, della Sacra famiglia e dei beati di casa Savoia, Bonifacio e Amedeo IX. Nei suoi soggiorni in valle, la Regina Elena raggiungeva in macchina questa chiesa, per prendere parte alla messa. È curiosa la storia della statua in gesso di Sant’Anna: in occasione dell'alluvione del 1810 venne trasportata dalle acque tumultuose fino a Bombonina, frazione della città di Cuneo, dove venne ritrovata praticamente intatta, con “appena un dito infranto”. Ancor oggi la comunità del piccolo centro di pianura conserva gelosamente quella statua, e finora ha acconsentito al suo ritorno in Val Gesso in una sola occasione, nel luglio del 2019, per la celebrazione della novena durante la festa patronale.
La chiesa si trova nel centro del paese, lungo la strada principale, la Via di Banh. In faccia si estende il porticato d’accesso al Museo della civiltà della segale; inaugurato nel 2009, ma germinato da un’idea del ben più lontano 1992, questo centro di visita costituisce una delle tante tessere dell’Ecomuseo della Segale, a testimonianza del radicamento nel territorio del cereale alpino per antonomasia; al tempo stesso questa stuttura ne documenta le sue mtazioni in rapporto al divenire della comunità, che l’ha coltivato in passato per sopravvivere, ma che ancor oggi la mantiene per ricavare un’interessante, seppur esigua, integrazione di reddito.
Da qui si procede verso est, fino a lou Tait 'd Bandét. Il cartello con su scritto: «lou Viol di Tait» indica la strada da prendere. La strada asfaltata che si percorre è la Via dal Sëmënteuri, e si trova sulla sinistra. Raggiunto il piazzale antistante lou Sëmënteuri, la strada asfaltata diventa sentiero. Nel bosco si oltrepassa lou Valoun 'd la Saouma. Il percorso acquisisce una buona pendenza e si attraversano i Champ Soutan 'd Bertola e i Champ Soubran 'd Bertola. Da questi ultimi si vedono i primi edifici di lou Tait 'd Bertola, poco a monte, tipico insediamento di pendio, protetto a monte da lou Bosc ëd Bertola, bosco in cui il taglio era bandito per consentirgli di esplicare al meglio le sue funzioni di protezione nei confronti dell’abitato. Si tratta di un classico nucleo composto da edifici quadrangolari, con copertura a due falde a inclinazione pronunciata, tipicamente unitari, poiché raccolgono sotto un unico tetto sia i locali abitativi, sia la stalla e il ricovero per gli attrezzi.
Ripetuti interventi di diradamento dei frassineti d’invasione, insediatisi nel corso di decenni di abbandono delle pratiche colturali tradizionali, hanno riportato l’ambiente a condizioni assimilabili a quelle degli inizi del secolo scorso; l’effetto di apertura è apprezzabile, pur non essendo stato riprodotto il paesaggio testimoniato dalle cartoline d’epoca, in cui spicca l’assenza della copertura arborea d’ostacolo alle coltivazioni di sussistenza per la piccola comunità a quei tempi insediata sul versante.
Il nucleo è in cattivo stato. I tetti in paglia sono crollati; l’interno degli edifici, abbandonati, ricostruisce l’ambiente di vita delle famiglie che qui hanno abitato fino al 1960. Si nota ancora il forno (lou Foùarn), usato collettivamente da tutti gli abitanti. È segnale che intercorrevano buoni rapporti di vicinato tra gli abitanti: non è raro infatti trovare insediamenti con più di un forno!
Il percorso verso altri tait si dirige ora verso est: un cartello, nei pressi del Foùarn indica il tracciato de lou Viol dal Gourgas. Imboccatolo, il sentiero passa poco a valle di un grande caseggiato, caratterizzato da un abete rosso molto alto e di grande diametro radicato a pochi metri dal frontespizio: è lou Tait ëd Titanha. Per un tratto il Viol dal Gourgas prosegue nella faggeta per poi attraversare una pietraia a grossi blocchi, tipica dei substrati geologici silicei del massiccio cristallino dell’Argentera. Si raggiunge così un ampio terrazzo naturale, lou Gourgas, dal quale nelle belle giornate si può ammirare l’Asta sulla sinistra e il Laouzét (più precisamente, la Serra del Lausetto) sulla destra.
Dopo un breve tratto in salita, la via inizia a scendere. Il sentiero attraversa l'incisione de lou Gourjoun, e subito dopo s’iniziano a vedere gli edifici di un altro insediamento, lou Tait 'd Bariaou, a struttura mista pietra e legno, anch’essi protetti dalla bandita di faggio subito a monte. Da qui il sentiero che percorriamo prende il nome di la Viéta 'd Bariaou. Tra gli edifici si nota nuovamente un forno, ben conservato, e, poco discosto dall’insediamento principale, lou Tait 'd la Louchéta a monte del sentiero. Svoltando a sinistra, s’imbocca lou Viol 'd la Meris. Si tratta di un sentiero aperto in tempi remoti per scopi agro-pastorali; il tracciato è poi stato migliorato in seguito per consentire al Re cacciatore di raggiungere agevolmente le imposte di caccia al camoscio costruite in questa parte dell’ex-riserva; oggi è apprezzato dagli escursionisti che hanno come meta il Rifugio Dante Livio Bianco, nei pressi del Lago inferiore della Sella.
Questo sentiero prende il nome dal fragoroso corso s’acqua che incide il più grande dei valloni laterali del Gesso della Valletta, lou Riou 'd la Meris; il torrente lo affianca fino al fondovalle, dove si immette nel Gés. Il tracciato si piega in due ampi tornanti, lou Vir Naou, prima di raggiungere i Salai. A Sant Antoni si può scegliere se mantenere la strada asfaltata per raggiungere lou Pount ëd la Meris. Alla destra idrografica si trovano altri due tait: lou Tait dal Pount e, poco a monte, lou Tait dal Mul. In alternativa, a monte di Sant Antoni si può voltare a sinistra costeggiando lou Tait di Barba e lou Tait 'd Piquéta.
Da qui la strada torna ad essere asfaltata. Si lascia sulla sinistra l'(e-)Scola, caratteristico fabbricato con muri perimetrali in pietra a secco realizzato negli anni Trenta del Novecento; dopo essere stato sede della scuola elementare fino all'anno scolastico 1978/79 (durante il quale la maestra si è occupata dell'istruzione di soli quattro bambini, l'edificio ospita oggi una locanda (Balma Meris). La strada si immette ora su la Via di Banh, l’attuale strada provinciale per le Terme, classificata come tale nei primissimi anni del Novecento, a seguito dell’interessamento del prefetto preoccupato per la sicurezza degli spostamenti dei membri della Casa reale, che avvenivano lungo un tracciato ritenuto troppo accidentato per i mezzi di trasporto più rapidi e voluminosi di quelli usati dagli abitanti del posto. Sulla destra, una cinquantina di metri a monte, si trova la [Caserma] di Parpouzè, sede degli uffici della Guardia di Finanza fino al 1970, e, sulla sinistra, [la Posta], in falso stile svizzero.
I due edifici, architettonicamente degni di nota, sono legati alla presenza de lou Palais, la residenza di caccia sabauda edificata sulla sponda opposta del Gés nel 1865 per volere del Re Vittorio Emanuele II e frequentata da Vittorio Emanuele III fino agli anni Quaranta del Novecento. Ai tempi quest’insediamento, cui si accedeva tramite lou Pount Levadour, si presentava come un vero e proprio villaggio, in cui alla Casa del Re si aggiungevano gli alloggi del personale, la chiesa, un cinema, un campo da tennis, i forni, la stalla, la ghiacciaia e i magazzini. Svoltando a sinistra si entra a Sant’Ana. Alla sinistra si distingue [la Colonia]. Procedendo lungo la strada, poco prima della Guiaiza si stacca una stradina verso monte che conduce a lou Tait 'd Noni, ormai completamente inglobato nella borgata.
L'anello si chiude in corrispondenza della fontana in marmo, la prima ad essere edificata in Sant’Ana, che, sopra la bocca, riporta questa iscrizione: «Sua magnificenza il Re Vittorio Emanuele III nel 1905 elargì».
Sulla sinistra, a ridosso della Guiaiza, si può apprezzare lou Tait 'd Noni, anche se oramai è completamente inglobato nella borgata di Sant’Ana.
Bibliografia
- Bernardi G. La Valle Gesso, Ghibaudo editore, 2000
- Parco Naturale Alpi Marittime La Guida del Parco Alpi Marittime, Blu Edizioni, 2000
- Rossi P., Canavese G. Parco Naturale dell’Argentera, Priuli & Verlucca, Editori, 1986
- Cesana W. I Savoia in Valle Gesso, Primalpe, 2017